Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore 1490 circa - Venezia 1576)



Tobia e l'arcangelo Raffaele
Olio su tela, 190x127 cm
Chiesa della Madonna dell'Orto, Venezia

Questo dipinto, già nella sagrestia della chiesa di San Marziale, viene citato da Giorgio Vasari nella biografia dedicata all'artista cadorino nella seconda edizione delle Vite (1568). Egli così scrive: "fece Tiziano, secondo che egli stesso racconta, un angelo Raffaello, Tobia et un cane nella chiesa di San Marziliano, con un paese lontano, dove in un boschetto San Giovanni Batista ginocchioni sta orando verso il cielo, donde viene uno splendore che lo illumina". Vasari però ne riferiva l'esecuzione al 1507 confondendolo probabilmente con il dipinto tizianesco di soggetto analogo già nella chiesa veneziana di Santa Caterina a Venezia e ora alle Gallerie dell'Accademia, opera giovanile dell'artista. Nonostante l'autorevole testimonianza vasariana, cui si aggiunge quella di Francesco Sansovino nel 1581, il dipinto fu più volte escluso dal catalogo tizianesco complice forse la non felice condizione conservativa nella quale l'opera ha versato per molto tempo. Le sue caratteristiche di stile tuttavia sono affatto rispondenti alla produzione artistica di Tiziano intorno ai primi anni quaranta quando l'artista comincia a risentire dell'influsso della cultura figurativa manierista tosco-romana. Si veda a questo riguardo la figura dell'arcangelo nella posa un poco artificiosa che tende a conferirgli maggiore gravità. Il paesaggio invece mantiene sempre il consueto, caldo respiro naturalistico.